Cura della meningite

La meningite è una patologia infiammatoria che generalmente si sviluppa in seguito a infezione da parte di microrganismi e colpisce il sistema nervoso centrale (SNC). Più precisamente, a subire il processo infiammatorio sono le meningi, ossia gli strati protettivi esterni che ricoprono tutto il SNC, quindi sia l’encefalo (che comprende il cervello propriamente detto) che il midollo spinale. La causa microbiologica più comune che determina la comparsa di questa malattia è l’infezione dovuta al batterio Neisseria meningitidis e si parla in questo caso di meningite meningococcica, la cui trasmissione avviene per via respiratoria e tramite la saliva. Frequente è anche la meningite causata da diverse specie del genere Streptococcus. Tra le forme non batteriche, quella prevalente è la meningite virale e sono numerosi i virus che la possono causare, mentre la meningite di origine fungina è significativamente più rara. Ancora più rare sono le infiammazioni alle meningi non riconducibili a infezioni microbiche.
In linea generale, l’infiammazione è un processo fisiologico che viene attuato dal sistema immunitario in risposta a un attacco esterno potenzialmente pericoloso per l’integrità di organi e tessuti, e che serve a isolare l’agente indesiderato, limitarne la diffusione in tutto l’organismo e favorirne l’allontanamento o la distruzione.
Nel caso della meningite, la situazione è critica poiché la sede coinvolta è parte del sistema nervoso centrale, che ha il compito di integrare gli stimoli esterni e coordinare le diverse funzioni dell’organismo. Il tasso di mortalità nel caso in cui la malattia non venga tempestivamente trattata è particolarmente elevato. Per questo motivo l’efficacia della cura è di fondamentale importanza, ma altrettanto importanti sono la prevenzione e la profilassi nel caso si sospetti un aumentato rischio di contrarre questa patologia in seguito a possibile contagio.

Terapia e cura

Terapia e cura della meningiteLa cura vera e propria consiste nel trattamento simultaneo di entrambi gli stati, cioè quello infiammatorio e quello infettivo:
  • Terapia antinfiammatoria: l’infiammazione deve essere trattata farmacologicamente in quanto il processo infiammatorio acuto sostenuto dall’infezione può arrecare danni irreversibili al sistema nervoso centrale, per esempio dovuti alla febbre alta e quindi all’innalzamento eccessivo della temperatura corporea che può risultare fatale. Inoltre è possibile che l’infiammazione cessi di essere circoscritta alle meningi e che di conseguenza si estenda ad altre sedi, generalmente l’encefalo. In questo caso si parla di encefalite, condizione associata a un serio pericolo per la vita. In caso di sopravvivenza l’encefalite può aver arrecato seri danni irreversibili con compromissione delle capacità cognitive, problemi alla vista e all’udito e disabilità motorie. L’infiammazione deve quindi essere contenuta o soppressa con urgenza affinché la prognosi sia il più favorevole possibile.
  • Farmaci: i farmaci antinfiammatori maggiormente impiegati nella cura della meningite, di qualunque natura essa sia, sono i corticosteroidi. Il principio attivo più indicato è il desametasone, molecola analoga al cortisone. Questa classe di farmaci è caratterizzata da una maggiore efficacia rispetto ai più comuni farmaci antinfiammatori non-steroidei (FANS, come per esempio l’aspirina o l’ibuprofene). Rispetto a questi ultimi, i corticosteroidi sono in linea generale dotati di maggiore tossicità e quindi effetti collaterali più seri, ma va ovviamente tenuto conto del fatto che questo aspetto è controbilanciato dalla pericolosità della meningite e pertanto il rapporto tra benefici e rischi è sicuramente favorevole. Il desametasone viene solitamente somministrato per via endovenosa per un periodo di circa quattro giorni e il suo uso è indicato negli adulti, mentre nei neonati e nei bambini deve essere valutato con attenzione.
  • Terapia antimicrobica: ancora più importante del contenimento dell’infiammazione è la rimozione dell’agente patogeno che ha scatenato la malattia. C’è infatti il rischio che, analogamente a quanto detto per il processo infiammatorio, l’infezione si estenda al resto dell’organismo per via sanguigna. Si possono determinare quindi shock settico, grave caduta della pressione arteriosa (ipotensione) e severa compromissione della funzionalità di diversi organi, tra cui reni e cuore.
  • Farmaci: la scelta del farmaco si basa innanzitutto sull’identificazione dell’origine dell’infezione, cioè è necessario capire se essa sia di natura batterica, virale o fungina. Nel primo caso, l’antibiotico cloramfenicolo somministrato per via endovenosa risulta essere particolarmente efficace. Altri antibiotici di largo impiego sono la rifampicina, assumibile per via orale anche e soprattutto a scopo di profilassi, e la cefotaxima. Se il batterio è sensibile alle penicilline viene generalmente preferito un farmaco appartenente a questa classe come la benzilpenicillina. Più in generale, l’antibiotico più adatto è scelto in base alla specie batterica responsabile della patologia. Nei casi di meningite virale, dovuta per esempio all’HPV (herpes), il trattamento di prima scelta vede l’impiego dell’aciclovir, un antivirale. Infine l’antimicotico più usato per le meningiti fungine è l’amfotericina B.

    Prevenzione

    Riguardo alle strategie preventive, esse consistono anzitutto nel rispetto delle normali norme igieniche. Altrettanto utile e importante è il ricorso alla vaccinazione. I vaccini disponibili contro il meningococco sono di diverso tipo a seconda del ceppo batterico verso il quale proteggono: il tetravalente protegge dai ceppi A, C, W135 e Y, ma esiste anche il vaccino diretto solo contro il gruppo C. Anche per il ceppo B ne esiste uno specifico. Esistono infine vaccini per la prevenzione della meningite streptococcica.
    In Italia da qualche anno la vaccinazione contro il meningococco è promossa e resa gratuita per diverse classi di popolazione e più recentemente obbligatoria per i nati dal 2001 in poi.